8.1 Malattie Degenerative
Un'attenzione particolare nell'ambito della patologia della colonna va riservata alle manifestazioni degenerative, anche per l'importante impatto socio-economico. Le sindromi cliniche collegate ai vari fenomeni artrosici della colonna sono in aumento, per il prolungarsi della vita media e per le abitudini di vita (automobile, vita sedentaria, obesità). Si elencano qui quelle condizioni che coinvolgono le strutture nervose e che sono di maggior interesse del neurochirurgo e non dell'ortopedico. Le sindromi cliniche saranno caratterizzate da dolori radicolari, danni da compressione su una o più radici nervose, danni da compressione midollare. La diagnostica si avvale dello studio radiografico, che deve comprendere anche proiezioni oblique e in fase dinamica, di TAC e RMN.
La produzione artrosica, associata alla ipertrofia legamentosa e alla calcificazione dei dischi porta al restringimento del canale rachideo, ovvero di quella apertura attraverso cui passa il midollo, con diminuzione dello spazio a disposizione del midollo spinale. È una patologia dell'anziano, molto invalidante in quanto coinvolge sia gli arti superiori che gli inferiori, che divengono progressivamente più deboli con impaccio alla deambulazione e dei movimenti fini delle mani. La diagnosi si pone alla RMN che deve essere coadiuvata da uno studio dinamico della colonna cervicale. La terapia è sostanzialmente chirurgica e consiste nell'allargamento del canale (laminectomia), con eventuale stabilizzazione interna. Alcune stenosi del canale cervicale si eliminano con un approccio per via anteriore, come per le ernie discali cervicali.
Utile la ginnastica posturale e correttiva. Talora discutibili le manipolazioni.
È il corrispettivo a livello lombare. In questa sede non c'è più il midollo. La compressione è sulle radici nervose, che vanno a formare i nervi sciatico e femorale. Tipicamente il deficit neurologico e il dolore si instaurano o si aggravano durante la stazione eretta e la deambulazione. Il paziente si deve fermare e distendere. Se il soggetto è obeso il primo momento terapeutico consiste nella dieta. La terapia chirurgica si basa sugli stessi principi della stenosi del canale cervicale. Fondamentale la ginnastica. Talora utili le protesi contentive, specie in caso di colonna instabile. In caso di instabilità permanente è utile la stabilizzazione interna con barre e viti di titanio o con altri stabilizzatori.
L'ernia del disco cervicale può determinare compressione del midollo spinale e delle sue radici. Provoca dolore lungo il braccio e deficit dei movimenti e della sensibilità. Può determinare un grave danno del midollo (Fig.8.3). È una patologia che coinvolge anche la popolazione giovane-adulta. Se la terapia conservativa (collare, antiinfiammatoria) non è efficace nel medio periodo e quando la compressione è ben documentata l'intervento chirurgico è utile. L'intervento per ernia discale cervicale si esegue passando dal collo, dal davanti, con tecnica microchirurgica. E'un intervento elegante e tecnicamente raffinato. Il disco viene rimosso e al suo posto inserito un disco artificiale, che conserva la mobilità del segmento di colonna oppure si inserisce una protesi discale fissa in carbonio.
Fig.8.6: RMN tipica di ernia discale cervicale fra C5 e C6 (freccia gialla). A destra la proiezione assiale mostra la compressione sulla radice C6 sinistra da parte del disco erniato (freccia verde).
Fig.8.7: Aspetto intraoperatorio al microscopio operatorio, dopo rimozione del disco erniato. Quello che si vede in fondo, bianco, è il midollo spinale ricoperto dalla meninge (freccia blu). A destra il controllo dopo il posizionamento della protesi discale articolata (freccia rossa).
Fig.8.8: Voluminosa ernia discale cervicale C5-C6 (freccia gialla) con importante compressione del midollo spinale, nel quale si vede un chiaro segnale di sofferenza (freccia blu). In alto a destra il quadro dopo l'intervento: la freccia verde indica il segnale di artefatto magnetico dovuto alla protesi fissa in carbonio, il midollo spinale ha ripreso la sua forma, ma la zona cicatriziale permane (freccia blu). In basso l'aspetto intraoperatorio dopo rimozione dell'ernia e prima dell'impianto di una protesi fissa; la freccia blu indica la superficie anteriore del midollo spinale. Le protesi mobili sono controindicate nei casi di grave sofferenza midollare. Le manipolazioni sono pericolose in caso di ernia discale accertata.
Le ernie discali lombari sono le più frequenti. Quelle tra le vertebre L4-L5 e L5-S1 si manifestano con sciatica, quelle più alte con cruralgia ovvero dolore sulla faccia anteriore della coscia. Può coesistere un deficit motorio, talora importante, del piede o della coscia, a seconda del livello di lesione. La sindrome clinica talora regredisce con il riposo, anche in presenza di ernie voluminose. La diagnosi di ernia discale lombare si effettua con lo studio RMN. La TAC va riservata ai casi in cui si deve evidenziare anche una eventuale patologia dell'osso. Anche in questi soggetti l'obesità è un fattore aggravante. Se non vi è regressione completa nel giro di qualche settimana l'indicazione alla terapia chirurgica è probabile. Se l'indicazione è corretta l'intervento microneurochirurgico ha notevoli probabilità di pieno successo. Anche per le ernie discali lombari sono disponibili sistemi di protesi mobili.
Fig.8.9: RMN di ernia discale lombare tra L5 e S1(frecce gialle) . A destra, nella proiezione assiale, si vede la compressione sulla radice dello sciatico di sinistra (freccia blu) da parte del frammento discale erniato (freccia gialla).
Fig.8.10: Aspetto intraoperatorio, al microscopio operatorio (il campo profondo è di circa 2 cm) di ernia discale L5-S1 sinistra. In sequenza, da sinistra, la radice S1 sofferente (freccia blu) e compressa dall'ernia sottostante, che si vede nella figura centrale (freccia gialla), la radice S1 al termine, libera nel suo spazio (freccia blu).
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